Disturbi d’ansia generalizzata: come riconoscerli e affrontarli
Spesso si tende ad sottovalutare quel senso generalizzato e costante di apprensione, paura e preoccupazione verso le più semplici attività quotidiane. Questo perché le sindromi d’ansia generalizzata sono molto diffuse ma si confondono con lo stress normale.
In realtà, quando tali sensazioni iniziano ad influenzare negativamente la vita sociale e lavorativa della persona, allora è bene intervenire.
- I sintomi principali dei disturbi d’ansia generalizzata sono:
– Sensazione di tensione e agitazione persistenti
– Facile affaticabilità
– Difficoltà a concentrarsi
– Disturbi del sonno
– Muscoli tesi ed ipersensibili allo stress
– Sudorazioni e tachicardia
Se riconoscete in voi alcuni di questi campanelli d’allarme, non esitate a parlarne con il vostro psicologo di base. Potrebbe essere utile una consulenza psicologica, dove attraverso un breve ciclo di terapia cognitivo-comportamentale imparerete tecniche di auto-controllo, gestione dello stress ed esposizione graduale alle situazioni temute.
La psicoterapia si è dimostrata molto efficace nell’abbassare i livelli d’ansia cronica e le recidive sono basse. Ricordate inoltre di praticare attività rilassanti come yoga, lettura e passeggiate a contatto con la natura. Con un supporto specializzato e piccoli cambiamenti nello stile di vita, è possibile tenere sotto controllo anche questo disturbo.
- Come uno psicoterapeuta può lavorare sui principali sintomi dei disturbi d’ansia generalizzata:
– Sensazione di tensione e agitazione: tecniche di rilassamento muscolare progressive, respirazione diaframmatica, biofeedback per imparare a gestire lo stress fisiologico.
– Facile affaticamento: definire una buona routine di sonno, esercizi fisici moderati, tecniche cognitive per stemperare i pensieri catastrofici che alimentano l’affaticamento.
– Difficoltà di concentrazione: esercizi di attenzione focalizzata, tecniche di mindfullness per abituarsi a rimanere nel momento presente senza fuggire con la mente.
– Disturbi del sonno: regole serali di esposizione controllata alla luce, limitazione di caffeina e schermi prima del sonno, rilassamento pre-notte.
– Muscoli tesi: massaggi, stretching, biofeedback EMG per insegnare a riconoscere e sciogliere la tensione muscolare.
– Sudorazioni e tachicardia: respirazione toracica profonda, immagini rilassanti, debunking delle menzogne cognitive che alimentano l’ipervigilanza fisica.
- Come la terapia cognitivo-comportamentale insegna strategie per gestire efficacemente gli stimoli che evocano l’ansia.
La terapia cognitivo-comportamentale, o TCC, è un approccio psicoterapeutico efficace per il trattamento di disturbi mentali come ansia, depressione e fobia.
Si basa sul presupposto che i nostri pensieri influenzino le emozioni e i comportamenti. Quando un pensiero è errato/disfunzionale (“se sbaglio andrà tutto male”), genera emozioni negative (“ho paura”) e comportamenti problematico (“evito la situazione”).
La TCC interviene su questi 3 livelli attraverso tecniche cognitive e comportamentali.
Nella fase cognitiva, lo psicoterapeuta insegna al paziente ad identificare automaticamente i propri pensieri irrazionali e a “debunkerarli”, sostituendoli con pensieri più aderenti alla realtà.
Come possiamo leggere sul portale Psicologodibase la terapia cognitivo comportamentale mira a far interiorizzare al paziente nuove strategie cognitive e comportamentali e, molto spesso, ha una durata medio-breve (12-20 sedute) da applicare in autonomia ottenendo risultati duraturi nel lungo periodo, effettuando esercizi di esposizione graduale a stimoli/situazioni più temute, per abituarsi in modo controllato e sperimentare risposte emotive diverse.
Ogni passo in avanti viene consolidato attraverso esercitazioni domestiche tra una seduta e l’altra.
Il terapeuta TCC è molto attivo e direttivo, coinvolge il paziente in un’alleanza terapeutica focalizzata sul problem solving.